martedì 24 maggio 2016

La rivolta degli indigeni

” Voi non avete nessun diritto di distruggere il nostro fiume. Le madri di Xingu non lo permetteranno.”
” Abbiamo deciso che la vostra parola non vale niente. La conversazione è finita. Noi, il mebengôre kayapó abbiamo deciso che non vogliamo un solo centesimo dei vostri soldi sporchi.
Non accettiamo una qualsiasi altra diga sul territorio Xingu. Il nostro fiume non ha un prezzo, non è in vendita, il nostro pesce che mangiamo non ha un prezzo, e la felicità dei nostri nipoti non ha prezzo. 
Non potremo mai smettere di combattere.La Xingu è la nostra casa e voi non siete i benvenuti qui.”

Questo è il discorso del capo tribù di Xingu ai rappresentanti delle multinazionali che vogliono acquistare il loro territorio, una fetta incontaminata di foresta amazzonica. Come già successo con i nativi americani, sterminati e rinchiusi nelle riserve fino distruggere completamente la loro identità culturale,  adesso gran parte delle restanti tribù del Brasile, Borneo, ecc. subiscono la pressione delle multinazionali, sempre più assetate di denaro e incuranti della devastazione degli ecosistemi che le loro scellerate azioni provocano. Sono incalcolabili i danni procurati all'intera umanità, quello che era un immenso serbatoio di biodiversità viene ridotto ad un mucchio di cenere per piantare palme da olio, per il legname o per aumentare la superficie dei pascoli. Molti degli attuali prodotti farmaceutici provengono dalle foreste brasiliane, del Borneo e di Sumatra, molti antibiotici sono sintetizzati a partire da componenti naturali presenti in queste zone incontaminate.

 Eppure l'uomo non si preoccupa e continua nell'insensata opera di devastazione, bruciando, realizzando monoculture intensive, uccidendo chiunque si ponga ad ostacolo in questa irreale corsa per distruggere le risorse e le ricchezze di questi territori. Anche le popolazioni locali hanno capito che le multinazionali non distruggono solo il territorio, ma anche la popolazione, soggiogata con stipendi da fame, con turni di lavoro massacranti, sfruttando il lavoro minorile ed esponendo i lavoratori a prodotti chimici inquinanti e letali per la maggior parte degli organismi. Tutti i guadagni vengono fagocitati dalle insaziabili fauci delle multinazionali, sul territorio restano la devastazione e la povertà aumentando il disagio sociale e drogando il mercato con prodotti inquinati e di scarsa qualità che distruggono l'economia della nazione di provenienza e anche quella della nazione che compra questi prodotti, perchè comprando questa merce a bassissimo prezzo (olio di palma, frutta, legname), andiamo ad indebolire le nostre economie che diventano poco concorrenziali. L'esempio dell'olio di palma è illuminante, fin dal 2009 le multinazionali sapevano che il processo di raffinazione lasciava degli elementi cancerogeni, ma non hanno esitato neppure un attimo a farcire centinaia di prodotti per bambini (anche i prodotti per neonati) con questo olio che ha il non trascurabile pregio di costare una miseria rispetto al più nobile olio di oliva. Eppure tutte, e dico tutte, le multinazionali, quando sono state interpellate su questa questione si sono trincerate dietro la rassicurante frase: "ma noi non metteremmo mai nei nostri prodotti qualcosa che nuoce alla salute dei nostri clienti!".  Ma gli esempi sono tanti, le coltivazioni di banane mietono decine di vittime l'anno tra i lavoratori ( e sono piene di veleni), il legno tropicale gronda del sangue di intere tribù che sono state sterminate per disboscare la loro terra. Eppure si può reagire facilmente a questa ingiustizia perchè abbiamo dalla nostra il potere del denaro, proprio lo stesso potere delle multinazionali.  Quando andiamo a fare la spesa compriamo prodotti locali e di stagione, entriamo in un gruppo di acquisto solidale che compra da contadini e allevatori del territorio. Se proprio dobbiamo comprare un prodotto che proviene dalle zone tropicali facciamolo attraverso i canali giusti, quelli che ci garantiscono che la merce che acquistiamo sia etica nei confronti della natura e dei lavoratori. 

Foto e testo del discorso del capo indigeno tratto da:http://veritanwo.altervista.org/indigeni-rivolta/

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